Dalla press release Urtovox:

"A 5 anni di distanza da “Rigel Playground”, Herself, uno dei due moniker sotto cui si cela il polistrumentista palermitano Gioele Valenti, si accinge alla prosecuzione della sua ormai fitta e prestigiosa carriera che negli anni ne ha decretato il carattere da vero outsider.
“Spoken Unsaid” è infatti il sesto di una serie di album che dal lontano 2004 rappresentano fieramente una linea di resistenza a un sistema che tende a “normalizzare” e omologare ogni proposta,
adeguandola alle mode e alle bizze del mainstream. In un contesto culturale del genere, Herself rappresenta, insieme ad un esiguo manipolo di altri artisti nazionali, una forma di necessaria anarchia
lontana da qualsiasi forma di compromesso artistico e spirituale.
Personaggio ombroso, schivo e per questo misterioso ed affascinante, Gioele Valenti gioca con le suggestioni dei suoi tormenti con l’eleganza e il savoir faire di un musicista navigato, mischiando le
carte in tavola album dopo album, brano dopo brano, nota dopo nota. Le ispirazioni sono quelle; tra le più tormentate degli anni 90, a partire da Sparklehorse e i primi Eels passando per l’esperienza
psichedelica dei Flaming Lips e dei Mercury Rev, con un intimismo lirico intenso e viscerale che lo vorrebbe vicino al mondo di Nick Drake e Mike Scott.
Il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione americana della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.
L'album si muove nelle coordinate di un cantautorato spoglio, portando alle orecchie dell'ascoltatore una musica antica e dal segno seppiato, dove cuori spezzati e anelito alla trascendenza incrociano le
spade per un'esperienza psichedelica."

QUOTES:

"Herself, il progetto di Gioele Valenti, è ormai ben noto a chi traffichi l’underground di casa nostra abitualmente. In Spoken Unsaid – in uscita il 1 marzo 2024 via Urtovox – il Nostro colleziona otto brani che mimano il folk ma in realtà mirano alla psichedelia, chiamando in causa nomi come Mercury Rev, Pink Floyd o Sparklehorse e concedendosi parentesi più graffianti ed elettriche come We Were Friends o bowieiane periodo Low (ma anche Arcade Fire) come San Francisco Bay."
Da SENTIREASCOLTARE

"Mentre la scelta italiana di marzo casca su un ambo: il vulcanico siciliano Gioele Valenti e i suoi due alias, ossia JuJu ed Herself. Due dischi diversi ma in contemporanea per il genietto della psichedelia che guarda all’estero, ottenendo da anni consensi."
RUMORE MAGAZINE

"Ad ogni sua emissione discografica Gioele Valenti riesce puntualmente a superare se stesso, nella qualità di un artista vulcanico che continua ad emozionare con canzoni visioni onnicolori che tendono le funi dell'anima."
Aldo Chimenti su ROCKERILLA

“Un album che come finisce si torna a mettere dall’inizio. Sicuramente tra le cose migliori di quest’anno.”
Vinile

“Valenti, con questo spettacolare uno-due, si dimostra musicista eclettico e ispirato come pochi altri nel panorama italiano.”
Disco del mese su Rumore Magazine (Carlo Bordone)

“Caratteristica saliente è il condensato di creatività e personalità che si sviluppa in tutto l’album, sicuramente un prodotto di respiro internazionale.”
Classic Rock (Antonio Bacciocchi)

“Gioele Valenti as Herself emerges as a furnace of ideas, transcending traditional songwriting conventions through his incessant sonic exploration. Spoken Unsaid stands as a testament to his boundless creativity, inviting listeners on a mesmerising journey through the depths of emotion and musicality.”
The Sleeping Shaman (Domenico Caccamo)

“Spoken Unsaid” lascia cadere i semi di un pop disilluso ed angoscioso, ma anche inebriante e focoso. Un idioma musicale le cui parole sono le trame pungenti e stimolanti della chitarra; sono i richiami ad un passato poetico, eroico, puro e folkeggiante…”
Paranoid Park

"Ma in fondo già il singolo anticipatore, My Pills, definiva la strada sulla quale era auspicabile imbattersi ascoltando questa opera dalla bellezza adamantina. E se proprio volete ulteriori esempi di splendore impossibile non citare San Francisco Bay, o la meraviglia di Sand, per non dire della spettacolare TVdelica posta in chiusura di un album che come finisce si torna a mettere dall’inizio.”
Gianni Zuretti